Sono la donna più assicurata della Terra, ma amo rischiare
Alessandra Todisco, 43 anni, direttrice generale di un’azienda, coltiva il sottile gusto per il rischio. Lo ha ereditato dai suoi genitori, entrambi concentrati sul presente e meno sul futuro e sulla possibilità che le loro attività potessero smettere di funzionare. Per reazione Alessandra, fin dai primi passi della vita adulta, assicura ogni aspetto della sua esistenza. Al tempo stesso, però, si assume rischi che in pochi hanno il coraggio di correre.
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“Ho vissuto nel tanto. Tanti viaggi, tanti posti, tanto che non mancava assolutamente niente. Tanto che alle elementari io ero una delle poche che già prendeva l’aereo per andare in giro… Tanto che ero quella che faceva il corso di inglese…”.
L’infanzia pugliese appare come un ricordo sfocato nelle parole di Alessandra. Eppure, è proprio in quel passato che mette radici il suo modo di gestire le finanze personali: una continua oscillazione, una danza armoniosa tra rischio e prevenzione dello stesso.
Alessandra Todisco nasce in Puglia 43 anni fa. È figlia di un grande imprenditore edile, che ha cantieri in tutta Italia e anche all’estero. E di una madre anche lei animata da spirito imprenditoriale, che ha aperto uno dei primi centri estetici in Puglia, un bel progetto, all’avanguardia. Questi due genitori di successo regalano ad Alessandra piccoli lussi sconosciuti alle sue coetanee: «Si parlava di viaggi, di case al mare, di weekend fatti fuori, di ristoranti. C’era decisamente il di più, il superfluo».
Questo quadro idilliaco si sgretola lentamente man mano che Alessandra cresce. I genitori divorziano quando lei ha 8-9 anni. La crisi del settore immobiliare porta suo padre a ridurre progressivamente l’attività fino alla chiusura definitiva. Sua madre, invece, a causa di scelte sbagliate, di tipo personale prima e finanziario poi, si ritrova a perdere tutto e ad ammalarsi gravemente. Morirà a 48 anni. E Alessandra sommerà al dolore per la perdita della madre, l’angoscia per il futuro che le sarebbe toccato se fosse sopravvissuta.
“Pensare al futuro di una donna che si sarebbe ritrovata da sola, senza un lavoro e quindi senza certezze da un punto di vista economico: credo che anche questo mi abbia molto condizionato”.
Alessandra arriva agli anni dell’università con una forte spinta a costruirsi le sue certezza. A porre le basi per un futuro finanziario solido. Eppure, sulle prime, succede qualcosa di strano. Lei che sognava più di ogni altra cosa di diventare medico, non passa l’esame di ammissione alla facoltà di Medicina. «Stranamente, rispetto a tante cose che ho fatto nella mia vita, in cui mi sono impegnata tantissimo, per entrare alla facoltà di Medicina io non ho praticamente studiato e ovviamente non sono entrata».
Alessandra, inconsciamente, imbocca la via più veloce per centrare il suo obiettivo di sicurezza finanziaria. Fallito il test di medicina, decide di andare a studiare Economia a Piacenza.
“Il fatto di partire per l’università è stato un modo per staccare. Una sorta di reset rispetto a quella che era la storia della mia famiglia, in particolare la storia di mia madre. A un certo punto è iniziata la mia storia. Staccato il cordone, finito di essere la “figlia di”, ho iniziato a essere Alessandra in una città in cui non conoscevo veramente nessuno”.
Appena laureata, l’ambizione di una carriera accademica sfiora la sua mente. Ma l’abbandona subito. Perché capisce di avere un talento più per la soluzione di problemi pratici che per la costruzione di modelli teorici. Ma anche per un altro motivo: «Con le regole di oggi, ma anche con le regole di qualche anno fa, dedicarsi alla ricerca non è esattamente coerente con l’obiettivo di realizzare risultati di natura economica».
Si orienta dunque per il lavoro all’interno delle aziende, prima come consulente poi come dirigente, fino al ruolo di direttore generale che occupa adesso.
Potrebbe sembrare la storia di una donna in cerca di sicurezze, che non smette mai di tenersi stretta al corrimano dell’esistenza. Invece Alessandra ha ereditato dai suoi genitori il sottile gusto per il rischio.
«Il rischio fa parte di me nella misura in cui è un rischio calcolato».
Il primo rischio che Alessandra si prende è quello di comprare una casa. Lo fa subito dopo aver iniziato a lavorare, quando non ha ancora uno stipendio fisso.
“Sapevo di poter far conto sulle mie risorse. Risorse non economiche, ma professionali, di determinazione, di capacità di costruire il mio nuovo futuro. In questo ci ho messo sì una scommessa. Con il senno di poi, dico che sono stata veramente coraggiosa”.
Poco dopo aver stipulato il mutuo per la casa, Alessandra decide di investire anche nel riscatto della laurea. Ha appena 26 anni. «Non avevo un posto fisso, ma ero già in una fase positiva della mia carriera perché facevo la consulente. Quindi avevo valutato che oltre al carico del mutuo potevo sostenere anche questo».
Alessandra si impegna a pagare 32mila euro in 10 anni, approfittando di una rateazione a tasso zero.
«È stata una liberazione quando ho pagato l’ultima rata del riscatto della laurea. Anche questa è stata una forma di risparmio, nonostante qualcuno mi dicesse che non sarei mai andata in pensione, che erano soldi buttati, regalati all’Inps. Io invece ho creduto che fosse un modo per effettuare una sorta di risparmio forzato. E col senno di poi ti dico che, se non l’avessi fatto, forse quei soldi li avrei spesi in altro modo».
Riscattare la laurea, per Alessandra, è il primo vero investimento in quel futuro lontano che i suoi genitori non avevano mai tenuto in considerazione, e che in tanti fatichiamo a vedere: «Stavo pagando nella mia testa la possibilità di andare in pensione quattro anni prima: pago oggi, per poter guadagnare quattro anni di una nuova vita dopo».
Il secondo investimento di lungo termine è una pensione integrativa che stipula sempre in quegli anni. E lo fa perché la società di consulenza per cui lavora eroga il premio sotto forma di piano di accumulo per la pensione. «Quindi loro dicevano: “Hai guadagnato 1.000€ di premio quest’anno, ma l’unico modo che hai per potertene avvantaggiare è quello di aprire un piccolo investimento. Come dire, sottostante questa forma di premialità c’era una spinta a pensare al futuro. Che io ho colto».
Né il padre né la madre di Alessandra avevano mai messo in conto che la ricchezza e il benessere un giorno potessero avere fine. Vivevano il presente.
“E forse ho fatto questa scelta anche per quello che avevo alle spalle: la storia di una famiglia di imprenditori di successo che non ha contemplato il fatto che le cose potessero non andare sempre nella stessa direzione. Perché ci sono momenti di gloria, ma ci possono essere anche momenti in cui questa gloria è un po’ offuscata. E devi costruirti dei paracadute. Devi avere qualcosa su cui poter atterrare per poter affrontare un periodo che può essere breve o può essere lungo. Questo non ci è dato saperlo ex ante. Però ci dobbiamo preparare”.
Il pensiero del futuro e la filosofia del rischio calcolato si traducono per Alessandra in due tipologie di azioni sempre strettamente intrecciate, l’investimento da una parte e l’assicurazione dall’altra.
«Credo di essere la donna più assicurata della terra. Ho cercato, per quanto possibile, di coprire me e la mia famiglia rispetto a tutta una serie di rischi. E devo dire che questo tipo di assicurazioni, ahimè, sono già state molto utili, perché nella vita purtroppo non puoi sapere quello che ti accade. Facciamo l’assicurazione sull’incendio della casa non perché speriamo che la casa prenda fuoco, ma per essere pronti nel caso in cui questo evento accada».
Ma quali assicurazioni esattamente ha stipulato Alessandra?
«Assicurazioni che coprono il nucleo familiare e la casa, quindi una sorta di responsabilità civile. Assicurazioni sanitarie per me e per tutto il nucleo, oltre a una specifica per mio figlio, perché normalmente i minori non sono assicurati rispetto a determinati rischi dal punto di vista sanitario. Di recente, dopo lo sciame sismico in Emilia, ho assicurato anche la casa contro il terremoto. E così vado avanti, ogni volta che intercetto un qualche potenziale rischio cerco di allargare le mie polizze. Devo dirti che evito di tirare la doppia riga, di fare i conti di quanto mi costano ogni anno tutte queste assicurazioni, incluse le assicurazioni sulla vita, perché forse se vedessi complessivamente il costo, magari per un momento potrebbe venirmi qualche dubbio, ma solo per un momento, perché sono totalmente convinta che vada bene così».
A questo punto, mi sorge una curiosità. Con tutta questa microgestione delle sue entrate, quanta liquidità si lascia Alessandra sul conto corrente?
“Ho già capito che la liquidità che mi resta sul conto tendo a spenderla. Quindi la mia prospettiva è togliere tutto quello che posso dal conto corrente, accantonando anche una parte di liquidità su un altro conto per le emergenze. Quindi non faccio solo investimenti o assicurazioni, ma anche accantonamenti su altri conti”.
Oggi Alessandra ha un figlio di 13 anni, ha divorziato dal primo marito e ha un nuovo compagno con una storia analoga a quella della sua famiglia. Figlio di imprenditori sempre in ambito edile, è stato lui a prendere in mano l’azienda di famiglia e a vederla travolgere dalla crisi dell’immobilare. Dopo di che ha iniziato una seconda vita professionale.
«Un’ulteriore esperienza che mi porta nella direzione della necessità di pensare anche al futuro, non solo al qui e ora».
In apparente contraddizione con tutto ciò che abbiamo raccontato, ma coerentemente con quel gusto del rischio che la caratterizza, Alessandra ha appena investito in una start-up. La sua curiosità di capire i modelli e le idee degli altri l’ha portata a spingersi verso uno degli investimenti con il più alto coefficente di rischio.
«Sento che è arrivato un momento in cui voglio affacciarmi anche a questo mondo. Il mio istinto dice che è un buon investimento. C’è una componente di rischio? Sì, sicuramente la componente di rischio più alta di tutti gli investimenti che ho fatto nella mia vita. Ma da qualche parte l’istinto mi dice che è un rischio tutto sommato calcolato».
Alessandra ha risalito uno per uno i gradini della scala del benessere da cui era scesa all’inizio dell’età adulta. Ma con un’idea di lusso completamente diversa rispetto a quella dei suoi genitori. Non ci sono i viaggi, i begli oggetti, il godimento materiale nel suo radar.
“Per me lusso oggi è potermi reinventare, lusso è stato poter fare l’Executive Mba della Bocconi, o qualche anno fa un dottorato di ricerca. È molto energizzante la possibilità di evolvere da un punto di vista più intellettivo che materiale”.
Alessandra non vede per sé un futuro da imprenditrice ma fa da mentore a molti studenti e imprenditori. In tanti le chiedono dove trova il tempo per farlo. Lei risponde che ricava energia dal dialogo con gli imprenditori e dalla possibilità di stimolare in loro riflessioni sul futuro.
«Quello che cerco di sollecitare, soprattutto negli imprenditori, è che devono essere consapevoli di quelle che sono le dinamiche economico finanziarie delle loro aziende. A volte l’imprenditore è innamorato della sua azienda come se fosse il suo bambino. Però all’imprenditore secondo me compete il fatto di riuscire a intercettare quelle dinamiche economico finanziarie che che consentono di leggere i reali risultati del loro business e che consente di pensare all’oggi ma soprattutto anche al domani».
“La continuità aziendale è un principio fondamentale di buona gestione: l’impresa di successo deve sopravvivere anche al suo fondatore e per far questo occorre guardare avanti, con prudenza”.