Stage: come funzionano i contratti di tirocinio?

Nel triennio 2019-2021 sono stati attivati nel Paese 910.000 tirocini extracurriculari per 782.000 tirocinanti, in circa 297.000 aziende. Gli abusi non mancano, però, e nonostante i numeri sono ancora tanti i tirocinanti che non conoscono le regole del gioco, ovvero diritti, doveri, tutele. Ecco una breve guida per chiarirsi le idee.

Tempo di lettura: 6 minuti

Giorgia Nardelli
Giorgia Nardelli

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Giornalista esperta di diritti dei consumatori e finanza personale.

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Pass partout per muovere i primi passi nel mondo del lavoro, o “trappola” in cui si può restare incastrati? Opportunità formativa o inutile intermezzo prima del lavoro vero? Comunque la si pensi, da circa trent’anni a questa parte gli stage sono considerati un passaggio “di rito” con cui la maggior parte di coloro che finiscono gli studi e si affacciano al mondo del lavoro deve fare i conti.

Quanti tipi di stage ci sono?

Gli stage, in italiano tirocini, sono di due tipi, curriculari ed extracurriculari. I primi si distinguono dai secondi perché sono previsti nei piani di studio scolastici, universitari, o di altri sistemi di formazione, mentre i secondi, gli extracurriculari, non vengono svolti all’interno di alcun percorso. Comune è però la finalità: in entrambi i casi lo stage dovrebbe essere per tirocinante un’esperienza formativa che dovrebbe avere lo scopo di arricchire conoscenze e competenze, e non è finalizzato all’assunzione.

Cosa prevedono i tirocini extracurriculari e quanto durano?

Cosa deve aspettarsi, quindi il tirocinante che cerca, o risponde a un annuncio di uno stage? Il tirocinio, innanzi tutto, non è un rapporto di lavoro, o almeno non per come questo viene inteso. Perché venga attivato deve esserci un soggetto promotore, per esempio l’agenzia per l’impiego, o anche un’agenzia per il lavoro, e un soggetto ospitante, e cioè l’azienda. «I tre soggetti, proponente, ospitante e tirocinante, sottoscrivono un Piano formativo individuale, che contiene gli obiettivi formativi dello stage e ne disciplina tutti gli aspetti, dagli orari al rimborso spese», spiega Elisa Marchetti, coordinatrice regionale di NidiL Cgil Marche, la sezione del sindacato che tutela i lavoratori atipici. Lo stage ha una durata minima di 2 mesi, che può scendere in alcuni casi a un mese (per esempio se il tirocinio prevede mansioni in un settore stagionale). La durata massima arriva a 12 mesi, allungabile a 24 nel caso in cui il tirocinante sia una persona con disabilità. Va detto che la stessa persona può svolgere contemporaneamente anche più tirocini extracurriculari, purché nel totale non superi le 40 ore settimanali.

Come funzionano indennità, ferie, malattie, per chi è in stage?

Al di là dell’orario di lavoro, che può essere a tempo pieno o parziale, il contratto prevede sempre un’indennità di partecipazione. Le linee guida stipulate nel 2017 in base all’accordo Stato-Regioni stabiliscono un minimo di 300 euro, soglia che è salita a 500 euro da fine maggio. Ogni Regione può decidere di muoversi in autonomia, ma al di sopra di questa cifra. «Non parliamo ovviamente di retribuzione, perché non è appunto un contratto di lavoro, e viene corrisposta se il tirocinante ha coperto almeno il 70% delle ore previste su base mensile. Non esiste quindi un “diritto” alle ferie o alla malattia, ma quando si ha necessità di assentarsi si possono concordare delle pause con il datore di lavoro, restando nel range di quel 30%. In caso di malattia che richiede uno stop di 30 giorni, di maternità, o di chiusura dell’azienda per ferie, si può richiedere una sospensione temporanea del tirocinio», aggiunge Marchetti.

Chi fa lo stage ha diritto alla disoccupazione o ai contributi?

Spiega la delegata: «Lo stagista non ha diritto né a contributi (e non può pagarli da sé o riscattarli, come avviene per il periodo di studi), né ovviamente alla disoccupazione, non essendo lo stage un rapporto di lavoro. È però coperto da un’assicurazione Inail che lo tutela in caso di infortuni durante lo svolgimento delle sue mansioni».

Cosa non può fare uno stagista?

La normativa sui tirocini ha posto paletti precisi con lo scopo di tutelare gli stageur da eventuali abusi. Per esempio, non è possibile sostituire con tirocinanti lavoratori subordinati in periodi di picco delle attività, oppure usare i tirocinanti per ricoprire mansioni del personale in ferie, in malattia o maternità. Ci sono poi “spie” che dovrebbero far scattare dei campanelli d’allarme. «Qualche esempio? Gli incarichi assegnati dovrebbero essere coerenti con il programma formativo individuale, e non trattarsi di funzioni elementari o ripetitive. Chi si prepara a partecipare a uno stage deve anche considerare che per determinate attività, superati pochi mesi l’aspetto formativo si esaurisce e se l’esperienza si prolunga viene meno la funzione stessa del tirocinio. Deve insospettire, inoltre, se si nota che le stesse mansioni, e sempre le stesse, vengono svolte da tirocinanti che si avvicendano. È poi fondamentale che ciascuno di loro abbia un tutor che lo affianchi sempre e che diventi un punto di riferimento costante, lo istruisca e dia le indicazioni necessarie», sottolinea la rappresentante sindacale.

Quanti stage si possono fare?

I tirocini extracurriculari possono essere ripetuti, ma non nella stessa azienda, proprio per evitare che l’esperienza formativa si trasformi in un rapporto di lavoro subordinato mascherato. La durata può però essere estesa fino al massimo previsto per legge, vale a dire 12 mesi.

Cosa deve aspettarsi un tirocinante?

«Se da una parte è vero che troppo spesso gli stageur vengono usati per svolgere mansioni per cui sarebbe richiesta un contratto di lavoro, va anche chiarito che lo stage non è finalizzato all’assunzione, l’azienda non è assolutamente tenuta ad assumere ed è legittimata a chiamare nuovi tirocinanti, anche se nei limiti previsti dalla legge. Perché non sia una perdita di tempo, il tirocinio deve diventare un’opportunità per acquisire competenze ed esperienze da spendere nel mondo del lavoro», spiega Marchetti.

Qual è la differenza tra tirocinio e apprendistato?

Benché da molti venga considerato un modo per entrare nel mondo del lavoro, o un’occasione per farsi notare, il tirocinio è cosa ben diversa dal contratto di apprendistato. «Quest’ultimo è un contratto di lavoro a tutti gli effetti, che prevede un periodo di attività formativa dopo la quale si instaura un rapporto di lavoro a tempo indeterminato. È dunque finalizzato all’assunzione vera e propria, da parte del datore di lavoro», spiega la delegata.

Cosa prevede la nuova normativa?

«Nella legge di Bilancio 2022 è stata introdotta una riforma per limitare il ricorso ai tirocini extracurriculari e contingentare il campo di applicazione, per esempio, limitando la platea di chi può accedere a determinati soggetti, restringendo la durata e dando maggiore omogeneità alle indennità», prosegue l’esperta. La legge demandava alla Conferenza Stato Regioni la possibilità di definire le linee guida, ma la Regione Veneto ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale contro alcuni aspetti della legge, in particolare il contingentamento della platea. Poiché la Corte ha accolto il ricorso e dichiarato incostituzionale la norma, il processo di riforme si è arenato.

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