Valentina, che faceva regali preziosi senza riceverne in cambio

Valentina si trova a fronteggiare il disturbo ossessivo-compulsivo, un’ombra che la sua storia familiare ha proiettato su di lei, impedendole di esprimere i suoi bisogni per la convinzione che nessuno li avrebbe accolti.

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Elena Carbone
Elena Carbone

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Psicologa e psicoterapeuta esperta in traumi. Con l’account Instagram La psicologa volante fa divulgazione sul rapporto tra psiche e soldi.

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Foto di Kateryna Hliznitsova

«Tra poco è Natale, vorrei regalargli quell’orologio che gli piace tanto, è molto costoso, ma posso attingere ai miei risparmi… ho anche pensato a un modo fantastico per impacchettarlo».

Valentina mi ha detto che anche lo scorso anno ha fatto un regalo importante a Simone, ma c’era rimasta male perché lui le aveva regalato una crema per il corpo, che lei neanche usa.

L’ossessione di pulire casa (e se stessa)

Valentina è una ragazza di 28 anni, ha dei grandi occhi verdi e un sorriso contagioso. È in cura da me per un disturbo ossessivo compulsivo che la porta a sprecare tanto tempo nel pulire casa e sé stessa. Ha timore dei germi e di possibili malattie, consapevolmente sa che non è il lavarsi molteplici volte a essere l’antidoto al contagio, anzi, lavarsi troppo fa perdere le naturali difese della nostra pelle. Ma questo disturbo porta ad avere una paura irrazionale che fa salire l’ansia a livelli ingestibili, che solo il mettere in atto delle compulsioni può abbassare. La terapia d’élite per il disturbo ossessivo compulsivo, meglio detto DOC o OCD in inglese, è la psicoterapia cognitivo-comportamentale che consiste nel gestire le ossessioni, che altro non sono che pensieri negativi intrusivi, e mettere in atto strategie per dilazionare le compulsioni.

Valentina sta facendo un gran lavoro su di sé perché gestire un disturbo simile vuol dire non avere mai tregua soprattutto all’inizio del percorso, ma applicarsi quotidianamente imparando a gestire un’ansia che divora dall’interno. Nelle nostre sedute è spesso emerso il tema della gestione economica perché Valentina non si risparmia mai quando c’è da dare: affetto, disponibilità, soldi ed è sempre pronta a essere generosa con tutti.

La sua infanzia da sorella di una bimba malata

Valentina è nata da papà architetto e da mamma educatrice, è secondogenita e la sorella maggiore, Ada, è stata molto malata quando era piccina: ha avuto un problema di salute a 3 anni e per tutta la sua infanzia ha girato ospedali e medici per migliorare le cure e trovare una soluzione al problema. Valentina che è nata due anni dopo la sorella, è stata lasciata tanto con la zia perché i genitori non si potevano occupare di entrambe, oltretutto la mamma stava tanto tempo in ospedale con Ada e non avrebbe potuto concentrarsi sulla piccola Vale.

Valentina mi racconta che le volte in cui Ada stava meglio e tornava a casa, era intoccabile, se litigavano era sempre Valentina a dover cedere e Ada era sempre molto cattiva con lei rompendole i giocattoli e reagendo in modo teatrale ai dispetti tra sorelle. Valentina impara presto a mettersi da parte e a non essere vista: i genitori sono sfiniti, Ada è ovviamente stanca e arrabbiata di non poter condurre una vita normale e a Valentina non rimangono che briciole di attenzione.

Valentina si è adattata alle esigenze famigliari, ha imparato a non esprimere i propri bisogni perché tanto non ci sarebbe stato nessuno pronto ad accoglierli e perché sarebbero passati in secondo piano rispetto a quelli della sorella. Inoltre, impara a dare per essere vista: «Se ti dono quello che tu vuoi, allora mi vedrai e mi vorrai bene».

La generosità come strumento per esistere agli occhi degli altri

Valentina ricorda che ha iniziato a essere generosa all’asilo quando permetteva alla sua amichetta di mangiare il suo dolce, ha continuato alle elementari dove aveva tantissime amiche, ma regalava i suoi adesivi, i suoi pennarelli e una volta anche i suoi vestiti.

«Non mi ha mai dato fastidio condividere, però adesso che ci penso, forse non era del tutto normale dare tutto ciò che avevo agli altri. Tutt’ora è così. Basta che mi facciano un complimento su un rossetto, una maglia o una sciarpa che non ci penso due volte a regalarla».

Come molti fratelli di bambini malati, Valentina si è sentita in colpa per essere quella sana, si è sentita responsabile perché doveva essere forte e non far vedere che le mancava la mamma, si è sentita più fortunata e, quindi, ingrata nel dimostrare emozioni negative. Cresce pensando che la strategia corretta per essere vista sia privarsi di ciò che ha, di donarlo agli altri, di non meritare nulla indietro. L’ingratitudine degli altri non viene neanche percepita da Valentina che tende ovviamente a giustificare tutti. Parlare però dei regali di Natale mi dà la possibilità di riflettere insieme sulla possibilità che anche lei possa meritare un regalo pensato e che si possa autorizzare a chiedere ciò che vorrebbe.

La cura: imparare a chiedere per sé

Di pari passo con la psicoterapia sul disturbo ossessivo compulsivo portiamo avanti un altro obiettivo: chiedere al fidanzato un regalo prezioso per lei. Può sembrare un obiettivo superficiale o venale, ma è quello che secondo noi si può raggiungere solo se inizia a prender consapevolezza che merita di più, sia in termini materiali sia in termini affettivi. Simone, infatti, non è un ragazzo molto presente, le dedica il tempo che rimane dopo i suoi interessi e Valentina è sempre pronta a scusarlo e a perdonarlo.

Il nostro percorso è multi-sfaccettato, ma ha un centro ben definito: ristrutturare la cognizione del “non sentirsi mai abbastanza”. Lavoriamo sul senso di colpa che le ha dato l’illusione di pensare di poter fare qualcosa e a cui è strettamente correlato il DOC. Ci focalizziamo sull’esprimere le nostre emozioni negative anche quando non sono accolte dagli altri. Inizia, per esempio, a dire apertamente a Simone quando la fa arrabbiare e a non giustificarlo più per i suoi ritardi o le sue mancanze. Inizia a vedere come da bambina non sia stata poi così fortunata e che, in realtà, la malattia della sorella l’ha resa vittima della situazione tanto quanto Ada e può quindi dichiarare chiuso il suo conto aperto con gli altri.

Natale è alla porte e il nostro lavoro non è terminato, ma Valentina vuole provare a raggiungere uno dei nostri obiettivi: chiedere un regalo prezioso al suo fidanzato, sentendosi di meritarselo.

«Ce l’ho fatta!  Non ho scelto proprio la cosa più cara perché mi spiaceva per lui, ma ho fatto una piccola lista di cose che mi piacerebbe ricevere e ho chiesto a lui di pensarmi e di scegliere quella che secondo lui mi farebbe più contenta. Così sarà sicuramente un regalo pensato che è quello che vorrei»

Siamo entrambe consapevoli che il percorso è ancora lungo, ma entrambe siamo state entusiaste della richiesta fatta: chiedere qualcosa per lei e sentire di non essere più in debito, ci sembra già un traguardo fantastico.

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