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Rame Episodio 86

Il giorno in cui mi sono ritrovata con 600mila euro di debiti

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Antonia Moroni ha 58 anni, vive a Milano ed è responsabile amministrativa di un’azienda commerciale. È figlia di due genitori sordi, e quindi fin da bambina è il loro ponte uditivo col mondo, trovandosi coinvolta in questioni più grandi di lei. A mandare avanti la casa è sua mamma, con il lavoro di sarta, mentre il padre è un artigiano che per lungo tempo non porta uno stipendio a casa. «Almeno fino a quando mio zio,  che per me è stato come un secondo padre, ha messo le mani nei conti della sua attività e l’ha rivoluzionata», racconta Antonia.

Nel 1990, però, una grande tragedia si abbatte sulla famiglia di Antonia: l’adorato zio viene ucciso a Marrakech. Ciascun membro della famiglia si ritrova con un’eredità di 250 milioni di lire. Antonia, ad oggi, non ricorda precisamente cosa ha fatto con quei soldi. Suo fratello, assieme al padre e al fidanzato di Antonia, aprono una Srl, dove presto anche Antonia va a lavorare. Ma le cose non vanno come si aspettavano: dopo un anno, infatti, chiudono. Decidono di non dichiarare fallimento e di coprire i debiti con i soldi dell’eredità dello zio. Le strade di Antonia e di suo fratello a quel punto si dividono.

Antonia costruisce la sua professionalità nella comunicazione prima, nell’amministrazione poi. Il fratello, invece, riattiva la Moroni Incisioni SNC, la società a nome collettivo del padre, di cui Antonia non è più socia, ma di cui si ritrova ad ereditare le quote alla morte del padre. Il fratello si specializza sulle grandi insegne. Antonia non ha alcuna relazione con lui, ma le cose sembrano andargli a gonfie vele: «Il suo stile di vita era molto agiato: belle macchine, bei vestiti, belle case… Io sapevo quello che mi raccontava mia mamma, però vedevo che si poteva permettere una bella vita». Se non che ogni tanto, il fratello chiede ad Antonia e a sua madre di andare a in banca a firmare delle fideiussioni o dei prestiti. Ma sembrava tutto nella regola.

Alcuni anni dopo, un dipendente di suo fratello denuncia di non percepire lo stipendio da anni. È l’inizio di un incubo. Antonia e sua madre ricevono innumerevoli decreti ingiuntivi, subiscono il pignoramento delle case, fino a ritrovarsi con un debito di 600.000 euro. Sarà un’avvocata specializzata nella legge anti-suicidi ad aiutare Antonia a venirne fuori.