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Rame Episodio 87

Il prezzo che pago per aver scelto di lavorare nella cultura

13 minuti

Michela Cesaretti ha 57 anni e vive a Roma. È cresciuta in una famiglia che aveva pochi soldi, ma in un contesto in cui i soldi erano poco importanti. Perché non ce li aveva nessuno e non si aveva mai la percezione di una carenza. I suoi genitori erano entrambi insegnanti ed erano cresciuti in un mondo in cui i figli facevano il lavoro dei padri. Con Michela, questo meccanismo si interrompe. Le dicono che deve scegliere il lavoro che l’appassiona e lei si laurea in Lettere, con indirizzo Discipline dello Spettacolo.

Michela, sia prima sia dopo la laurea, sperimenta diversi lavori nel mondo culturale, senza mai avere entrate davvero regolari. E benché non avesse una particolare vocazione alla libera professione, capisce che l’unico modo per lavorare con la cultura e con lo spettacolo è aprire la partita Iva. In questa dimensione professionale, dentro la quale mette tutta la sua passione, Michela però si sente scomoda dal punto di vista finanziario, perché i compensi non sono commisurati alla mole di lavoro. E le tasse «sembravano sempre una cosa fuori misura rispetto a quello che guadagnavo in un anno», racconta. «Quando bisognava fare la dichiarazione dei redditi provavo sempre uno stupore incredulo. Pensavo di essere incapace».

Durante la pandemia, momento drammatico per tutti gli artisti, Michela attiva un servizio di teatro delivery, in cui va a raccontare storie a domicilio. Più che mai si rende conto del potere delle storie e del valore che ha il suo lavoro. Eppure, proprio quando percepisce l’importanza di ciò che fa, Michela prende atto che i beneficiari del suo lavoro faticano ad attribuire a esso un valore economico: «Vi ho scritto che avrei voluto fare questa intervista dopo aver detto sì a una persona che mi ha chiesto di andare a raccontare gratuitamente, in una situazione socialmente complessa. Tendenzialmente mi sono imposta di non accettare, ma ogni tanto cedo perché riconosco la potenza del racconto».

In questo contesto difficile, Michela oggi desidera soltanto una cosa: essere chiamata per fare ciò che ama e percepire un giusto compenso per vivere una vita dignitosa.