Benedetta Barzini, «è il troppo che stropiccia le persone»
«Se devo parlare di me devo anche dire come stanno le cose. A 15 anni ho mollato qualcosa che non era una famiglia, che era un buco nero. Ed è iniziato un mio difficilissimo tentativo di esistere. Non ho finito le scuole, non ho nessun diploma. Niente».
Ha esordito così Benedetta Barzini, ospite del nostro secondo Nudismo Finanziario. Modella, musa, giornalista, docente. È suo il volto che compare sul primo numero di Vogue Italia, nel 1965. Ed è lei a incarnare il mito fotografico degli anni ’60, ispirando Irving Penn e Richard Avedon, incantando Dalí e tutti i fratelli Kennedy, passando dalla factory di Warhol ai light shows per i concerti dei Velvet Underground. Già allora puntava il dito contro “il regno dell’immagine” e “la schiavitù dei corpi”, cominciando a scardinare il sistema dall’interno, come in un gioco di prestigio. Pasionaria e anarchica, libera per davvero, nel 2023 compirà 80 anni.
«Non ho la faccia che vende ai wasp americani. Io non ero bionda con gli occhi blu, vedevo tipicamente mediterranea, mettiamola così. E mi ha salvata perché ho lavorato solo per l’editoriale di Vogue. Pagavano 100 dollari al giorno. Mentre se facevi una pubblicità guadagnavi migliaia di dollari. Per cui io sono sempre stata in quella nicchia. E molto felice riflettendo di non avere perso il senso della proporzione, perché se tu schiocchi le dita e guadagni 50.000 dollari, dopo fai fatica a lavorare normalmente o no? Dopo pensi che devi sposare un produttore ricco, un industriale».