Roberto Recchioni, «mi pento solo dei soldi che ho sperperato…»
Roberto Recchioni oggi è la rockstar del fumetto italiano. Il suo primo ricordo legato al denaro risale a quando aveva 7 anni: durante alcuni mesi trascorsi in ospedale, si mette a vendere disegni alle infermiere per raggiungere le 18mila lire che gli servivano a comprarsi un set Playmobil. Impara allora che una vocazione artistica può divenire uno strumento per realizzare un desiderio. A patto che il prodotto di quella vocazione abbia un valore sul mercato. Quando inizia a fare il fumettista, Roberto ha 18 anni e 60 milioni di debiti accumulati dai suoi. Il giorno in cui riesce a pagarli si sente ricco, ma in realtà è solo al nastro di partenza. Non c’è un giorno della sua vita adulta in cui non sia sopravvissuto grazie al suo lavoro artistico. Eppure il suo rapporto con i soldi è profondamente segnato dall’infanzia vissuta nell’angoscia della loro assenza. Roberto si ritrova a sperperarne, per poi lavorare come un matto pur di riguadagnarne. La sua esistenza è una danza tra il tenersi alla larga dall’ossessione della povertà, che aveva segnato la vita dei suoi, e il suo pericoloso aggirarsi sul baratro di essa.