Perché le transazioni di Bitcoin hanno un costo? 

Le transazioni di Bitcoin hanno un prezzo perché vanno remunerati gli attori all’interno della rete che si occupano di metterla in sicurezza e di far sì che tutti possano fare affidamento sullo stesso set informativo.  

Abbiamo già parlato di loro: sono i miner, che oltre a ricevere ricompense per aver risolto e aggiunto un blocco alla rete, vengono remunerati anche dalle fee pagate su ogni transazione effettuata. Questo perché, ogni volta che viene eseguita, la rete sostiene un costo per validarla, aggiungerla al blocco e registrarla.

Quindi, le fee sulle transazioni hanno un ruolo fondamentalmente nell’incentivare economicamente i miner a prestare la loro “prova di lavoro”. 

È un compito importante in quanto, una volta che l’informazione entra nella blockchain, questa è immutabile e irreversibile. Quindi tutti i partecipanti alla rete, i cosiddetti nodi, devono fare affidamento su quell’informazione, che necessariamente è vera ed è la stessa per tutti. 

Solo una piccola parte delle commissioni è destinata ai miner, in quanto il lavoro offerto è dispendioso dal punto di vista di acquisto e mantenimento dei macchinari e dell’energia elettrica consumata. Colui che riesce a risolvere il blocco, infatti, riceve una ricompensa fissa pari al momento a 6,25 BTC. Ogni 4 anni viene dimezzata conferendo una natura deflazionistica al Bitcoin. Il punto di partenza è stato, nel 2008, di 50 BTC.

Al momento della scrittura, il costo medio di una transazione in Bitcoin si aggira intorno a 1,3 dollari. Sicuramente più economico di Ethereum, le cui gas fee attualmente sono circa pari a 6 dollari, un valore che si attesta ai minimi storici tra l’altro.



Leggi anche

Indietro
Indietro

Stai aprendo una società? Quando scegliere la Srl

Avanti
Avanti

Come migliorare la polizza auto. E risparmiare