La tampon tax è tornata

Dal 1° gennaio l’aliquota Iva sugli assorbenti per signora è risalita dal 5% al 10%. C’erano voluti anni di battaglie per ottenere quel risultato. Su change.org riparte la petizione.

A cura di Giorgia Nardelli


Dal 5% al 10%, un raddoppio annunciato

Si sa, le imposte “salgono” e “scendono”, ciclicamente vengono ridotte o aumentate per questa o quella categorie di contribuenti, spesso a seconda dello stato di salute delle finanze pubbliche, oppure del colore politico del governo. Questa volta, però, a crescere è un balzello che colpisce tutte le donne.

Dal 1° gennaio la cosiddetta “tampon tax”, ossia l’Iva sugli assorbenti igienici femminili, è risalita dal 5% al 10%, la stessa aliquota che grava su beni e servizi non di primissima necessità, come per esempio gli interventi di ristrutturazione. Gli alimenti, per capirci, hanno un’aliquota del 4 o del 5%. Il raddoppio è comparso da subito già a ottobre, nella prima bozza della legge di Bilancio, e nonostante le proteste il governo non ha mai mostrato l’intenzione di ripensarci. Ufficiosamente la decisione è dovuta a questioni di cassa, le stesse che hanno portato ad aumentare per esempio le accise sulle sigarette.

Una battaglia che va avanti dal 2018

L’esecutivo è andato a toccare un tema che per anni è stato oggetto di battaglie politiche e culturali. Fino a due anni fa l’Iva sugli assorbenti era al 22%, come per i beni di lusso. È stato un collettivo di ragazze, Onde Rosa, a sollevare per primo la questione nel nostro Paese, dando vita prima a un tamtam, poi a una petizione su Change.org, che ha raggiunto le 650.000 firme, ottenendo il sostegno anche di partiti politici e di importanti gruppi della grande distribuzione, come Coop. Sulla questione è intervenuto anche il Parlamento europeo, nella risoluzione del 24 giugno 2021, che sottolineava in un passaggio gli effetti negativi della tampon tax sulla parità di genere, e invitata gli Stati dell’Unione a sfruttare la possibilità di modificare le aliquote Iva, nonché ad applicare esenzioni per questi beni, considerati appunto essenziali.

Aliquota in altalena anche per pannolini e latte in polvere

Nel 2021 la tampon tax è entrata finalmente nell’agenda del governo Draghi, che a gennaio 2022 ha abbassato l’imposta dal 22 al 10%. È stato poi lo stesso governo Meloni, nella legge di bilancio dell’anno dopo, a ribassare ulteriormente l’aliquota fino al 5%, fino al dietro front di quest’anno. Il provvedimento che riporta l’Iva al 10, tra l’atro, non coinvolge solo gli assorbenti, ma anche pannolini per bambini, prodotti per la prima infanzia come il latte in polvere. Per i seggiolini auto, l’imposta torna addirittura al 22%, che si traduce in un rincaro alla cassa del 17%.

Torna la petizione online

Per nulla decise a restare in silenzio, sono tornate in campo le ragazze di Onda Rosa, che con Coop hanno rilanciato la raccolta di firma su Change.org, indirizzandola ai ministri della Salute, dell’Economia e della Salute. Lo slogan “Il ciclo non è un lusso” è diventato “Il ciclo non è ancora un lusso”, ma l’obiettivo è lo stesso: raggiungere un milione di firme per far sentire la voce delle donne, e non solo. «Questa tassa non solo è iniqua, perché pesa su un bene di primissima necessità, ma colpisce le donne, e anche tutte le famiglie, specie quelle con figli piccoli. Quando per la prima volta abbiamo iniziato a porre il tema della tampon tax alle nostre amiche e poi alle altre, ci siamo rese conto che molte donne, soprattutto quelle che avevano l’età delle nostre mamme, non si erano mai rese conto di pagare un balzello ingiusto. La petizione ha favorito anche una presa di coscienza. Ora vogliamo andare avanti, abbiamo ancora tante persone da raggiungere», dice Carolina Innocenti, tra le co-fondatrici di Onde Rosa.

Dalla Francia alla Germania, la tampon tax negli altri Paesi

Attualmente, secondo quanto riporta Fiscooggi, molti Paesi in Europa applicano sugli assorbenti un’aliquota agevolata sugli assorbenti, tra cui Francia (5,5%), Spagna (4%), Portogallo (6%), Polonia (5%), Repubblica Ceca (5%), Lituania (5%), Germania (7%), Lussemburgo (3%), Cipro (5%), Belgio (6%), Paesi Bassi (6%). In Gran Bretagna l’imposta è stata annullata. Quanto all’Italia, esiste un'Iva ridotta al 5%, ma solo sui prodotti lavabili e compostabili nonché per le coppette mestruali, copre una percentuale stimata dello 0,4% del totale. Ogni donna in media consuma 240-250 assorbenti in un anno.



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