Caro Rame, quanto contano i soldi nella scelta di cambiare lavoro?

Buongiorno,

sono Ilaria, una ragazza di 30 anni con la passione del running e dei viaggi, non sono sposata e non ho figli, ho un ragazzo ma vivo ancora con mia mamma (mio papà è mancato qualche mese fa e credo sia ancora presto per lasciarla sola).

Io sono un’impiegata e guadagno 1570 euro netti al mese. Ho l’abilitazione di consulente del lavoro ma non sono iscritta all’ordine. Qualche mese fa mi si era presentata l’occasione di cambiare lavoro, uno studio professionale dove ho già lavorato tempo fa, con possibilità di scelta tra dipendente e Partita Iva. A me sarebbe andata bene anche una Partita Iva, la voglia e l’esperienza per fare il salto c’era. Al momento della proposta economica è caduto il palco, nonostante le belle parole, mi proponevano da dipendente una retribuzione più bassa di quella attuale (sono 1570 netti) e un reddito in Partita Iva inferiore si 30 mila lordi, poco più alto del reddito attuale, che anche con il regime forfettario non mi conveniva. Si sono offesi quando non ho accettato il lavoro.

Confrontandomi poi con altre colleghe del settore, i miei quasi 1600 netti sono tanto per la media dei dipendenti degli studi professionali. Non vi nascondo che mi sono abbattuta, molto. Sto facendo delle valutazioni sul lavoro: andare in azienda dove gli stipendi sono sicuramente più alti e i benefit maggiori con però un lavoro diverso? O provare a buttarmi in quella parte del mio lavoro legata a corsi formazione e consulenza che mi piacerebbe tanto provare ma che ad oggi ho fatto solo parzialmente? Non so quale sia la risposta giusta, e lasciare il porto sicuro per l’ignoto sicuramente mi spaventa, ma so che ho voglia di fare qualcosa di diverso, di crearmi uno spazio mio, maggiore di quello attuale!

Leggere la vostra newsletter mi mette sempre la pulce nell’orecchio, mi stimola ad andare oltre, a vedere dove posso arrivare. E chissà magari prima o poi lo farò! Un po’ come guardare il mare e cercare l’orizzonte, non vederlo e pensare che forse un limite non c’è.

Ciao Ilaria!

La tua lettera ci dà l’occasione di cominciare ad affrontare un argomento molto importante: la scelta di cambiare lavoro e il peso che hanno i soldi in questa scelta.

Facciamo 2 esempi.

Nel primo caso faccio un lavoro che mi piace, anche se non mi entusiasma, ma ho uno stipendio che non mi basta più e so di non poter chiedere di più dove sono (non ci sono possibilità di crescita professionale, ho provato a parlarne e a negoziare ma la cosa si è subito arenata...). Il mio obiettivo principale è di guadagnare di più, quindi esploro altre possibilità che mi permettano di raggiungere il mio obiettivo e metto in conto che ci potranno essere dei cambiamenti in altre aree (il futuro lavoro potrà essere più lontano da casa, o meno flessibile, o altro).

Nel secondo caso ho un lavoro stabile, con paga e benefit soddisfacenti, ma faccio un lavoro che non mi piace e mi pesa. Voglio cambiare per avere più stimoli e più autonomia e mi muovo verso offerte di lavoro che mi diano quello che sto cercando. Di solito, in questo caso, non metto in conto che questo possa comportare una riduzione del mio salario, o se penso che possa succedere mi dico che è inaccettabile.

Come in ogni cambiamento, anche quando vogliamo cambiare lavoro è  normale che molte cose cambino, ma noi siamo più aperti ad alcuni aspetti e meno aperti ad altri – in genere siamo aperti ai cambiamenti che toccano le aree che vogliamo cambiare, e meno a quelli che toccano le aree che ci vanno bene così come sono. Ma il “pacchetto” contiene entrambe, noi dobbiamo esserne consapevoli, accettare questa realtà e agire di conseguenza.

È difficile accettare un salario inferiore perché sappiamo la fatica che costa arrivare fino a lì, noi quella fatica l’abbiamo già fatta e non vogliamo tornare indietro. Ma se la ragione che mi spinge a cambiare lavoro non sono i soldi, probabilmente abbiamo margine per accettare un salario inferiore all’attuale, perché altrimenti la nostra priorità sarebbe il salario!

Cara Ilaria, lo so che non vogliamo sentirci dire queste cose e preferiamo continuare a battere sul chiodo del non è accettabile, non mi offrono abbastanza, ma anche se questo può essere vero, non è nella nostra area di controllo. Quello che possiamo controllare sono le nostre azioni, e tra queste c’è il fare chiarezza rispetto alle nostre priorità.

Uno dei miei motti per il time management è: “Posso avere tutto, ma non tutto contemporaneamente”. Questo vale anche per i soldi, e per le scelte di lavoro. E allora ti suggerisco di partire chiedendoti: Qual è la cosa che voglio di più adesso? E quale può aspettare?

La ricerca del nuovo lavoro deve partire da questa chiarezza.

Facci sapere come va!



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Giacomo Traldi

Giacomo Traldi is a freelance graphic designer. His work focuses on both print and digital editorial projects, visual identities and video making. Based in Milan, he has collaborated with Studio FM Milano, Leftloft, Tomo Tomo and the publishing houses Periodici San Paolo and Mondadori. He studied Communication Design at Politecnico di Milano and at Rhode Island School of Design.

https://www.giacomotraldi.com
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