Lavoro e responsabilità di cura: come funziona la 104?

Per tutelare i diritti delle persone con handicap e dei loro familiari lavoratori, nel nostro Paese esiste la nota legge 104/1992. Tutti abbiamo sentito parlare di questa legge, ma quali sono nello specifico i diritti di coloro che assistono i familiari con handicap?

Chi ha diritto ai permessi?

La legge 104/1992 prevede che il nostro sistema lavorativo agevoli i lavoratori che si prendono cura, seppur non a tempo pieno, dei propri cari con disabilità. Il regime dei permessi individuati varia a seconda della posizione del richiedente, per i caregiver possiamo distinguere due casistiche:

  • la lavoratrice madre o, in alternativa, il lavoratore padre, anche adottivi, di un minore con disabilità in situazione di gravità possono fruire, in alternativa al prolungamento fino a 3 anni del congedo parentale, del permesso giornaliero di 2 ore, retribuito fino al compimento del terzo anno di vita del bambino;

  • il lavoratore dipendente, pubblico o privato, parente o affine entro il secondo grado di una persona con disabilità in situazione di gravità, ha diritto a fruire di 3 giorni di permesso mensile retribuito.

Con parenti o affini entro il secondo grado si intendono genitori e figli (primo grado), fratelli, nonni, nipoti, intesi come figli dei figli (secondo grado), e affini, cioè i loro coniugi. Per capirci, anche una nuora, moglie di un figlio, è assimilabile a un parente di primo grado, così come un cognato o un cognata lo sono a uno di secondo.

Chi ha diritto ai permessi?

La malattia insorta durante il periodo di ferie le interrompe solo nel caso in cui impedisca di godere del riposo e non permetta il recupero delle energie psicofisiche. Qualora si verifichi questo caso il lavoratore dovrà inviare certificazione medica di interruzione delle ferie. Solitamente l’Inps controlla che la patologia impedisca il recupero delle energie con impossibilità di svolgere le normali attività giornaliere. Quindi, interrompe sia il periodo di prova all’inizio del rapporto di lavoro sia il periodo di preavviso in fase di cessazione. Questo perché entrambi i periodi richiedono presenza effettiva. L’interruzione determina l’allungamento della prova o del preavviso per i giorni di assenza per malattia. Se invece quest’ultima insorge durante il congedo di maternità è del tutto ininfluente perché la maternità è prevalente sulla malattia.

Quanti caregiver possono usufruire dei permessi?

Fino al 2022 vigeva il principio del “referente unico”, per cui un solo parente poteva essere autorizzato e godere dei permessi in questione. Dal 2023, invece, fermo restando il limite complessivo di tre giorni al mese, per l’assistenza alla stessa persona con disabilità in situazione di gravità il diritto può essere riconosciuto, su richiesta, a più soggetti tra quelli individuati dalla legge, che possono fruirne in via alternativa tra loro. Per esempio padre e madre, figlia e consorte, ecc. Il presupposto per la concessione del permesso è che la persona in situazione di disabilità grave non sia ricoverata a tempo pieno.

I tre giorni mensili sono frazionabili?

I tre giorni di permessi possono essere frazionati anche in permessi orari su più giorni, l’importante è che l’ammontare complessivo di permessi orari sia pari al numero di ore delle tre giornate lavorative.

Ci sono ripercussioni sullo stipendio o sulla pensione?

La risposta è no. Il trattamento economico è pari all’intero ammontare della retribuzione. Nel trattamento economico giornaliero è compresa anche la quota di tredicesima mensilità che non andrà quindi conteggiata a dicembre. I permessi, inoltre, danno diritto alla contribuzione figurativa, di conseguenza il lavoratore ha la copertura previdenziale come se quelle ore giornate fossero state lavorate, e non subirà una penalizzazione sull'assegno pensionistico.

Il provvedimento è complesso e comprende diversificazioni a seconda dei casi, ma queste sono senza dubbio le cose che è importante conoscere se si sta incorrendo nella situazione di dover alternare al lavoro la cura parziale di un parente con disabilità.



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