Quanto guadagna un neolaureato?

Il primo stipendio è forse la tappa che più di ogni altra segna il passaggio all’età adulta. Ma spesso l’importo ricevuto in busta paga non è all’altezza delle aspettative o – peggio – non è sufficiente per realizzare il sogno di una vita indipendente. L’impressione è che succeda a molti, ma quali sono le medie delle prime retribuzioni in Italia? E quali differenze ci sono tra chi ha concluso un percorso in discipline scientifiche, e chi invece ha scelto un altro ambito? Insomma, cosa ci si può aspettare nel momento in cui si varca quella soglia tanto ambita, e si mette piede per la prima volta nel mondo del lavoro? In questa guida abbiamo messo insieme un po’ di dati, e abbiamo chiesto a un esperto di commentarli. Ecco cosa è venuto fuori.

A cura di Giorgia Nardelli


Lo stipendio di un neolaureato in Italia

Quanto guadagna al primo impiego un neolaureato in Italia? In media non molto, ci dice l’ultimo report del consorzio interuniversitario Almalaurea, che raccoglie periodicamente i dati di più di 80 atenei italiani: secondo le rilevazioni effettuate nel 2022, a un anno dal conseguimento del titolo la retribuzione mensile netta è in media di 1.332 euro per i laureati di primo livello e di 1.366 euro per chi ha chiuso il percorso di secondo livello. Una somma decisamente poco appetibile, oltretutto in calo rispetto al 2021 del 4,1% e del 5,1%. Fenomeno, questo, che gli analisti di Almalaurea attribuiscono soprattutto alla maggiore diffusione di contratti part time. Va un pochino meglio qualche anno dopo, a cinque anni dal titolo, quando la retribuzione mensile netta si aggira sui 1.635 euro per i laureati di primo livello e sui 1.697 euro per quelli di secondo livello. Anche in questo caso la cifra è più bassa rispetto a quella del 2021, ma mostra che già un lustro dopo il primo impiego le entrate lievitano rispettivamente del 22,7% e del 24,2%.

In Italia stipendi più bassi dei colleghi europei

Se già a livello assoluto le retribuzioni medie di chi ha da poco raggiunto il traguardo della laurea possono essere definite deludenti, se confrontate a quelle degli altri Paesi appaiono ancora peggiori. Scavallate le Alpi, l’istruzione “rende” da subito molto di più. I dati Ocse riportati sull’ultimo University report di JobPricing, mostrano che nella fascia tra i 25 e i 34 anni i laureati italiani guadagnano “appena” il 13% in più rispetto ai diplomati. Lo scarto medio europeo del 34%. «La differenza la fa il mercato del lavoro italiano, dove i privati tendono a inquadrare chi inizia la propria carriera lavorativa con contratti di stage a volte sottopagati o non pagati, contratti a tempo determinato o contratti di apprendistato, e il titolo di studio non fa la differenza su questo, la priorità in molti casi è risparmiare sul costo del lavoro», dice Matteo Gallina, responsabile dell’Osservatorio jobPricing. «Negli altri Paesi le carriere iniziano tendenzialmente già con contratti stabili. In linea generale, poi, nei Paesi del Nord Europa si parte da un livello retributivo più alto per tutte le professioni, mentre la tendenza dei paesi latini è di cominciare su livelli più bassi. In Italia esiste comunque la tutela dei contratti collettivi nazionali, che laddove applicati, garantiscono a chi è inquadrato in una determinata categoria professionale un minimo retributivo».

La laurea: i risultati si vedono a 35 anni

La laurea, spiega Gallina, va considerata soprattutto un investimento sul futuro. E questo non solo perché dà più garanzie di trovare prima un impiego (il tasso di occupazione tra i laureati è di quasi 6 punti sopra la media, e quello di disoccupazione scende di 4 punti), ma anche perché sul lungo periodo significa assicurarsi retribuzioni più pesanti. Alla lunga i salari dei laureati diventano il 45% più alti rispetto a quelli dei non laureati. «Avere un titolo di studio più alto consente alla lunga di accedere a posizioni più elevate, come quelle manageriali, che restano generalmente precluse a chi ha solo un diploma. Non solo. Un titolo di studio superiore ti dà in un certo senso i mezzi per capire cosa il mercato del lavoro richiede perché tu ci possa stare, per essere competitivo e avere una carriera retributiva significativa», chiosa l’esperto. Il ritorno dell’investimento, secondo i dati interni di JobPricing, arriva verso i 35 anni. Dopo questa età la differenza di retribuzione media tra laureati e non laureati sale al 38,1%, per arrivare al 79,4% dopo i 55 anni.

I neolaureati che guadagnano di più

Certo, la laurea non è in assoluto una garanzia da questo punto di vista. «Ci sono fattori che condizionano i livelli di retribuzione degli entry level, e alcuni di questi li conosciamo bene. Il primo è l’ambito di appartenenza della facoltà scelta», dice Gallina. Guardiamo ancora l’University Report di JobPricing: nel 2022 la Ral (la retribuzione annua lorda) media dei 25-34enni nelle facoltà di Ingegneria meccanica, navale, aeronautica e aerospaziale è di 34.626 euro, contro i 28.916 di chi è si è laureato in Scienze pedagogiche e psicologiche. Chi poi arriva da un Ateneo privato ha in linea di massima un salario più alto in media del 4%. E ancora: laurearsi al Nord porta a percepire una retribuzione in media del 3% superiore rispetto a chi consegue il titolo nel Centro Italia, del 7% per chi lo fa nel Mezzogiorno. Per intenderci, un laureato alla Bocconi guadagna tra i 25 e 34 anni 35.297 euro lordi, contro i 28.946 di uno studente uscito dall’Università di Cagliari. «A dirla tutta, non è di per sé l’ambito di studi o l’Ateneo a fare la differenza, ma il mondo in cui ti collochi di conseguenza. Frequentare facoltà in ambito scientifico o Stem ti dà la possibilità di accedere a professionalità che nel mercato sono ben pagate, perché molto richieste, è la legge della domanda e dell’offerta. Se poi mi laureo nelle regioni del Nord, mi colloco in un’area geografica dove il mercato del lavoro è più redditizio per una serie di fattori che vanno dal più alto livello del costo della vita alla presenza di  un tessuto imprenditoriale più ricco e competitivo. A incidere sulle probabilità di “successo” è sempre una combinazione di dati e situazioni».

I neolaureati che guadagnano di meno

I dati di numerosi report ci dicono che i laureati che hanno più difficoltà a trovare livelli di retribuzione medio alte sono quelli appartenenti ai gruppi disciplinari psicologico, di arte e design, letterario-umanistico e giuridico. Volendoci soffermare solo all’ambito creativo, il rapporto pubblicato dalla piattaforma Crebs, mostra che la Ral media lorda di un Junior social media manager va dai 18.000 ai 24.000 euro, un Junior copywriter guadagna da 20.000 a 24.000 euro, un Junior editor tra i 16.000 e i 24.000 euro. Sono spesso professioni scelte da giovani con un titolo in discipline umanistiche o in comunicazione, che devono fare i conti con un mercato quasi saturo di richieste. «Negli ultimi anni, specie durante la pandemia, molte aziende anche medio piccole hanno dovuto riconvertirsi al web marketing e alle vendite online, e questo ha fatto schizzare la domanda di profili specializzati, che aiutassero le compagnie ad approdare sul web e sui social. Questo fenomeno ha a sua volta dirottato molti studenti verso l’ambito del marketing, della comunicazione e del mondo digitale più in generale, ma quando si creano troppe professionalità, anche se la richiesta è alta c’è il rischio di un effetto “tappo”. La stessa cosa era accaduta in passato nell’ambito dell’informatica. Trovare un impiego ben retribuito diventa più difficile, è necessario trovare la chiave di volta per diventare competitivi, fare sì che i committenti scelgano te tra tanti, e siano disposti a pagare un prezzo giusto».

Più studi, più guadagni: con i master le retribuzioni crescono 

Per avere più possibilità di avere guadagni accettabili già a inizio carriera, molti scelgono di frequentare un master, una scelta che soprattutto a lungo andare dà i suoi frutti. Dai dati raccolti da JobPricing, si mostra che un master di primo livello assicurano rispetto alla triennale una Ral media nel corso dell’attività lavorativa, di 12.000 euro in più. Un master di secondo livello è invece un investimento che “restituisce” ulteriori 7.000 euro in più. Anche le crescite salariali maggiori si osservano tra chi ha un master di primo livello (+72% nelcorso tra le due fasce 25-34 e 45-54 anni) e di secondo livello (+65%). «L’assioma è: più anni studi, più hai possibilità di accedere a professionalità meglio remunerate. Ma il principio vale i realtà per tutta la vita lavorativa. Se desideri accedere a opportunità di crescita, devi pensare alla tua carriera come a un percorso di studi, dove non si finisce mai di applicarsi, di studiare, e di apprendere cose nuove».

 


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