Come smettere di delegare ad altri la gestione dei soldi

La violenza economica è una forma di controllo, per cui l’uomo gestisce le finanze della donna e non le permette di avere autonomia. Secondo i dati di un recente rapporto di Action Aid, non è semplice riconoscere la violenza economica: alla domanda diretta, il 60,5% delle donne che hanno risposto “no”, hanno poi ammesso di essersi ritrovate in una situazione che rientra invece nella casistica. Il primo passo, dunque, è fare il check-up alla tua indipendenza economica. Poi, se sei tra coloro che lasciano gestire al partner il bilancio familiare, ecco i consigli per iniziare a prenderne le redini, suddivisi in tre step: consapevolezza, autonomia, indipendenza. Ricorda che l’indipendenza finanziaria è un ombrello che mette al riparo da molti imprevisti, non solo da un marito violento.

Questo contenuto è realizzato in collaborazione con Bright Sky, l’app che ogni donna dovrebbe avere sul suo telefono. Perché con pochi clic permette di conoscere e riconoscere le forme di violenza di genere, anche le più invisibili.

 

A cura di Giorgia Nardelli


CONSAPEVOLEZZA

AUTONOMIA

INDIPENDENZA

CONSAPEVOLEZZA

Metti il naso nella gestione familiare

Cosa significa gestire un bilancio familiare, far quadrare entrate e uscite? Se non hai mai preso in mano una bolletta, il contratto di affitto o il rendiconto del mutuo, è il momento di acquisire consapevolezza di come vengono gestiti i soldi in famiglia e di cosa andrebbe fatto.

Se devi partire da zero, puoi iniziare facendo un passo alla volta. «Il primo è farsi un'idea delle uscite della famiglia, rendersi conto di quanto serve per vivere», è il consiglio della money coach Elisabetta Galeano. «Significa calcolare, almeno a spanne, quanto viene speso per le uscite base, vale a dire affitto/mutuo, bollette, scuola dei figli e spesa alimentare. Perché è utile? Perché come prima cosa ci si fa un’idea di quale cifra è necessaria ogni mese per mantenere l’attuale tenore di vita, quanto si dovrebbe “recuperare” nel caso in cui venisse a mancare l’entrata del partner».

Inizia dalle bollette, controlla se arrivano online o su carta, segna la spesa media per bimestre, e prosegui con il resto, dalla spesa all’alloggio. E poi contabilizza le entrate, dividendo quelle tue da quelle di tuo marito. Passa tutto su supporto cartaceo o digitale, ti aiuta a mettere ordine nella tua testa.

Liberati dai pregiudizi e cerca un aiuto

«Sembra banale ripeterlo, ma è importantissimo: leviamoci di dosso il pregiudizio che la contabilità e la finanza siano una cosa da maschi, o una cosa che non ci tocca: non è vero, e non è vero che noi donne non siamo in grado di occuparcene», dice Galeano.

«Se hai dubbi, non capisci per esempio cosa dice un contratto o una fattura, scegli una persona di fiducia a cui rivolgere le tue domande. L’importante è che tu non abbia timore di fare domande che possono sembrarti sciocche: anche se hai un dubbio che sembra superfluo, è importante avere il coraggio di chiarirti le idee. E se non hai nessuno che possa aiutarti, usa Google, usando l’accortezza di imparare a scegliere fonti accreditate, anche se non necessariamente istituzionali». Per capire se il sito su cui ti documenti è attendibile, cerca la voce “chi siamo” o “about”, e controlla che abbia requisiti e competenze ad hoc.

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Fatti un conto corrente solo tuo

«Avere un conto personale dovrebbe essere un obiettivo di tutte le persone in coppia, e non inficia di certo una relazione d’amore», dice Federica Scrollini, operatrice dell’associazione Befree, cooperativa sociale romana che gestisce un centro antiviolenza, e aiuta le vittime a emanciparsi anche da un punto di vista finanziario. «Non è necessario avere un reddito fisso per avere un conto proprio. Lo si può usare anche solo per depositare i risparmi, i regali, i guadagni che arrivano da lavoretti saltuari o vendendo i propri beni o oggetti». Oltretutto aprire un conto non è necessariamente un costo. «Ci sono carte ricaricabili e conti online, e anche App che ti permettono di fare quello che faresti con un conto tradizionale e sono gratuite. Sembra un dettaglio, ma è essenziale avere un fondo proprio. Poter usare anche piccole somme senza dover giustificarsi o dare conto a nessuno, è un gesto potente di libertà».

Se il conto è cointestato, prendi il controllo

Anche se avete un conto cointestato, dove magari confluiscono gli stipendi o solo le quote che ciascuno dei partner decide di destinare alla gestione delle spese familiari, non lasciare che sia solo lui a gestirlo.

«Prendi coraggio, e se non sai da dove cominciare, perché non hai nemmeno la App per l’home banking o le credenziali del conto, vai in banca e chiedi informazioni, in quanto cointestataria hai tutto il diritto di farlo: richiedi gli estratti conto, scarica la App e monitora entrate e uscite, e qualora tu non abbia una carta bancomat o di credito, chiedine una personale», spiega Federica Scrollini. «Parlane con il partner e spiegagli che questo è fondamentale per la tua indipendenza». Se dovesse fare opposizione dura, non è un buon segnale. Un’idea potrebbe essere rivolgersi a un esperto di un centro antiviolenza che si occupa anche di violenza economica, per farsi consigliare su come muoversi. 

Ricorda anche che non è quasi mai opportuno versare tutto il tuo stipendio sul conto cointestato, ma sempre meglio usarlo per destinare quanto serve per le spese comuni. 

Attenta a dove finiscono i tuoi soldi

Questo tema riguarda le coppie che hanno scelto la separazione dei beni, «e che oggi sono la maggiorana (il 74,7% dei matrimoni, secondo dati Istat, ndr)», dice Manuela Ulivi, presidente della Casa delle donne di Milano, associazione che gestisce anche uno sportello sulla violenza economica. «Nella quotidianità molte donne, sentendosi inadeguate dal punto di vista finanziario, stabiliscono in accordo con i compagni di dedicarsi alle spese “ordinarie”, come quella alimentare, o quella legata ai figli, lasciando al marito la gestione di questioni più “impegnative” come il mutuo, i risparmi, gli investimenti o le polizze assicurative. Va però tenuto presente che le spese ordinarie non danno “ritorni” e nella maggior parte dei casi non possono nemmeno essere dimostrate, diversamente da un mutuo o da un investimento, che sono legati alla proprietà di quel bene. E bisogna ricordare che in caso di separazione o divorzio, se non è stato scelto il regime di comunione dei beni, si ha diritto solo a quello che è intestato. Occhio, quindi, a come si spendono i soldi destinati alla famiglia, e a farsi intestare i beni comprati con i sacrifici di entrambi. Questi temi vanno chiariti da subito, invece, con il pretesto che non è bello parlare di soldi, si tralasciano questioni di vitale importanza». 

Alle tutele date dal regime di comunione dei beni, e a temi legati al patrimonio, c’è un approfondimento interessante a cura del Consiglio del notariato.

Non firmare nulla se non sai

Essere indipendenti dal punto di vista finanziario significa anche non fidarsi a occhi chiusi di ciò che dice o ci chiede il partner o il marito. 

«Anche quando le firme ci vengono presentate come semplici formalità, bisogna prestare molta attenzione. Sottoscrivere una garanzia o una fideiussione per un prestito, significa dovervi rispondere direttamente in caso di insolvenza», avverte Elisabetta Galeano. Anche una semplice scrittura privata può comportare impegni  importanti. «Il punto non è firmare, ma avere ben chiare le conseguenze di quello che ci si impegna a fare.

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Riaffacciati nel mondo del lavoro

Avere entrate personali è una forma di libertà, e se non hai un’occupazione, né rendite o altre risorse, dovresti riconsiderare seriamente l’idea di reinserirti in un contesto produttivo. «Uscire da un matrimonio diventa davvero complicato se non si possiedono le risorse necessarie, e specie se si è superata una certa età, è molto difficile ricominciare», spiega Scrollini. «Anche chi non lavora da tempo, deve quindi entrare nell’ottica di cominciare a rispolverare le vecchie competenze o scoprire quelle acquisite nel tempo, il primo passo per riavvicinarsi al mondo del lavoro. Non è mai troppo tardi ed è fondamentale anche per il “dopo”: nel nostro paese non esiste una pensione per le mogli e madri che non hanno mai lavorato. Anche per questo,  quando parliamo di occupazione, ci riferiamo al lavoro vero, con contributi e busta paga. Non è difficile trovare piccoli lavoretti in nero, per una donna, ma per assicurarsi una stabilità e un futuro pensionistico serve un contratto».   

Fai il bilancio delle competenze

Da dove si comincia? «L’approccio cambia molto a seconda dell’età, ma puoi cominciare dal bilancio delle competenze», dice Scrollini. «La nostra associazione, ma anche gli altri centri antiviolenza sono generalmente in rete con altre associazioni che offrono questo servizio, o mettono le donne in contatto con enti e uffici di collocamento. Ma si possono cercare in autonomia enti e associazioni sul territorio, come per esempio i centri per l’impiego».

Si comincia con una domanda: “Qual è l’ultimo lavoro che ho fatto, che studi ho seguito, che competenze ho acquisito nel tempo?” «Sono quelle che ti verranno poste durante il bilancio delle competenze. In pratica si ripercorre la propria storia con l’aiuto di operatori specializzati che svolgono colloqui di conoscenza, ti sottopongono a domande e questionari, per chiarire cosa sapevi fare in passato, cosa sai fare ora e cosa ti piacerebbe fare».

In questo modo vengono a galla competenze e passioni acquisite anche in ambito di lavoro domestico, un’esperienza che non va sottovalutata. «Molte donne sviluppano una creatività altissima, una manualità o una capacità di gestione dei piccoli budget che può essere spesa. Sono competenze che si possono mettere in campo nella ricerca di un lavoro,  per avviare attività autonome. C’è anche chi ha aperto agenzie di catering».

Investi nella tua formazione

Dopo aver fatto il bilancio, il passaggio successivo riguarda la formazione. «È fondamentale per guadagnare altre competenze in settori come l’informatica, la gestione economica, o anche capacità imprenditoriali, per chi ha intenzione di aprire una piccola attività», prosegue Scrollini. Anche in questo caso i canali ci sono, basta cercarli, passando per i centri per l’impiego. Non va dimenticato che ogni regione tiene corsi di formazione professionale in tantissimi ambiti, gratuiti, che sono un buon canale.  E se si è molto giovani, con meno di 28 anni, può essere giocata anche la carta del Servizio civile universale, che permette di fare tirocini retribuiti di 12 mesi presso enti e associazioni, in tutti i settori». Fare anche solo un tirocinio non solo è un primo passo per entrare in un contesto lavorativo, a restituisce autostima, molto importante per riacquistare la consapevolezza del proprio valore.

 

Di fronte alla violenza non dobbiamo mai sentirci sole. Bright Sky è l’app gratuita che aiuta a contrastare la violenza di genere in ogni sua forma. Non solo quella che subiamo direttamente ma anche quella che temiamo si consumi nel privato delle case delle nostre amiche.



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